Libera Bergamo

Isola Bergamasca e Valle Imagna “Gaetano Giordano e Rita Atria”

Presidio dell’Isola Bergamasca e Valle Imagna

“Gaetano Giordano e Rita Atria”

 

Referente: Bruno Ceresoli
Email: presidio.almenno@libera.it
sede c/o coop Lumaca, via Baldi
24031 Almenno S. Salvatore
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Gaetano Giordano

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Gaetano Giordano nasce a Riesi (CL) il 09/06/1937. Terminato il servizio militare apre un’attività di parrucchiere per uomo. Nel 1963 conosce Franca Evangelista, genovese, arrivata a Gela seguendo l’attività lavorativa del padre. Nel tempo Franca e Gaetano si sposano e consolidano l’attività economica trasformandola in negozi di profumeria (unici per molto tempo nel territorio gelese). Nascono due figli, Massimo e Tiziana, in un contesto di lavoro sano e fiorente. Marito e moglie collaborano nell’attività commerciale, i ragazzi studiano con profitto.

Negli anni ’80-’90 Gela è però una polveriera: sono frequenti incendi e sparatorie fra clan rivali per la supremazia sul territorio. I commercianti della città per lo più si adeguano a pagare il pizzo, ma la situazione diventa per loro insostenibile e molti sono insofferenti al giogo cui sono costretti.

Quando nel 1989 Gaetano e Franca ricevono la prima richiesta estorsiva, si recano immediatamente dai Carabinieri a sporgere regolare denuncia. Passano alcuni anni relativamente tranquilli, fin quando, il 10 novembre 1992, senza che nulla facesse presagire quanto poi successo, alle ore 20 Gaetano Giordano viene ucciso sotto casa, raggiunto da cinque colpi di pistola alla schiena. Con lui c’era anche il figlio Massimo, rimasto ferito nell’agguato.

Dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia si scoprirà successivamente che l’uccisione di Gaetano è stata decisa con un sorteggio, estraendo un biglietto con il suo nome tra altri 3-4 biglietti coi nomi di commercianti che come lui avevano denunciato gli estorsori.

L’uccisione di Gaetano Giordano doveva essere un monito per negozianti e imprenditori che si rifiutavano di pagare il pizzo. Ma quell’omicidio sortisce l’effetto opposto: la cittadinanza prende coscienza e i mafiosi avranno sempre meno titolo sul territorio. Infine, nel maggio 2005 nascerà a Gela l'”Associazione Antiracket Gaetano Giordano“.

Subito dopo i funerali, i familiari decidono di seppellire Gaetano ad Almè, dove da tempo risiedevano i fratelli Michele e Teresa.

Rita Atria

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Nasce il 4 settembre 1974 a Partanna (Tp) in una famiglia mafiosa. All’età di undici anni perde il padre Vito, ucciso da una famiglia rivale. Sono gli anni della seconda guerra di mafia e dell’ascesa dei corleonesi, impegnati in sanguinosi omicidi per la presa del potere.

Alla morte del padre, Rita si lega ancora di più al fratello Nicola ed alla cognata Piera Aiello. Di Nicola, anch’egli mafioso, Rita raccoglie le più intime confidenze sugli affari e sulle dinamiche mafiose a Partanna. Nel giugno 1991 anche Nicola Atria muore vittima dei rivali mafiosi. La moglie Piera Aiello decide quindi di collaborare con la giustizia.

Rita Atria, a soli 17 anni, nel novembre 1991, decide di seguire le orme della cognata, cercando, nella magistratura, giustizia per quegli omicidi. Il primo a raccogliere le sue rivelazioni fu Paolo Borsellino, al quale Rita si legò come ad un padre. Le deposizioni di Rita e di Piera, unitamente ad altre deposizioni, hanno permesso di arrestare diversi mafiosi e di avviare un’indagine sul politico Vincenzino Culicchia, per trent’anni sindaco di Partanna.

Il 26 luglio 1992, una settimana dopo la strage di via d’Amelio, in cui Borsellino perse la vita, Rita Atria si uccide lanciandosi dal settimo piano di un palazzo di Roma, dove viveva in segretezza.

Rita Atria per molti rappresenta un’eroina, per la sua capacità di rinunciare a tutto, finanche agli affetti della madre (che la ripudiò e che dopo la sua morte distrusse la lapide a martellate), per inseguire un ideale di giustizia attraverso un percorso di crescita interiore che la porterà dal desiderio di vendetta al desiderio di una vera giustizia.

Rita (così come Piera Aiello) non era una pentita di mafia: non aveva infatti mai commesso alcun reato di cui pentirsi. Correttamente ci si riferisce a lei come testimone di giustizia, figura ufficialmente riconosciuta con la legge 45 del 13 febbraio 2001.

Rita si uccise e ci lasciò un tema, con scritto:“Forse un mondo onesto non esisterà mai. Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo”.