2015: arriva la legalità?

2015: arriva la legalità?

Bergamo, 24 dicembre 2014 | di Rocco Artifoni
Articolo estratto da “Il Jolly” – Febbraio 2015 

2015: arriva la legalità?

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È giovedì 18 dicembre quando Edvige mi chiede di scrivere un articolo per il Jolly sulla legalità. Accetto, ma la avviso subito che non so che cosa scriverò. Passano due giorni: è sabato e sto cercando un parcheggio in un centro commerciale. Davanti a me c’è un’auto parcheggiata (vedi foto) e quasi non ci credo. Ecco: l’articolo potrebbe finire qui.

Com’è possibile che si possa parcheggiare la vettura in questo modo, ignorando totalmente le strisce bianche, occupando abusivamente 3 posti che altri avrebbero potuto utilizzare? Che cosa ci ha guadagnato l’autista che ha abbandonato l’auto in questo modo arrogante? Dimmi come parcheggi e ti dirò chi sei, penso. Davanti all’auto c’è un sala slot: sarà entrato lì a farsi spennare? L’auto sembra costosa e quindi potrebbe essere un ricco (aggravante) o si tratta di uno dei tanti “poveracci” che vanno in giro con l’auto lussuosa per darsi un tono e fare bella figura con le donne o con gli amici? E se invece fosse una donna? No, non credo.
Penso ai parcheggi riservati alle persone con disabilità. Mi viene in mente l’ultima iniziativa sul Sentierone, con le carrozzine vuote schierate al posto delle auto, per sensibilizzare gli automobilisti, rovesciando la prospettiva, con quel beffardo “torno subito” scritto sul cartello lasciato sulla carrozzina.

E poi ritorna, sempre, la domanda che mi perseguita: ma questa gente vota? Ma per chi vota? E cosa ne sa dell’art. 54 della Costituzione? No, non può essere. Penso a Giuseppe Dossetti e alla sua proposta accolta dall’Assemblea Costituente che mette al centro la persona (e non lo Stato). No, non ci siamo. Penso ad Aldo Moro e al suo ordine del giorno approvato all’unanimità sulla necessità di inserire “senza indugio” la Costituzione nella didattica della scuola “di ogni ordine e grado”. Misuro la distanza incolmabile tra questi uomini che si ponevano l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana (art. 3 Costituzione) e tutti quelli che ogni giorno costruiscono una barriera, predispongono un ostacolo, si arrogano un privilegio.

Nella mia mente arriva una ruspa e demolisce quell’auto. Quel mezzo è un ostacolo.  Quindi togliamolo di mezzo. Li sento già: ecco la mentalità giacobina, ecco i soliti talebani, ecco gli estremisti. L’osservanza delle regole, che poi significa rispettare la libertà degli altri, virtù assolutamente liberale e di buon senso, oggi è diventata una scelta da rivoluzionari.

Ma uno che parcheggia così non fa soltanto una cosa sbagliata. Fa danno. Dimostra di non accettare il Patto comunitario. Perciò gli toglierei l’auto, la patente e il diritto di voto. Perché non esiste che chi viola le regole sia lo stesso che possa contribuire a scriverle. È talmente banale che non dovrei nemmeno ricordare che sta scritto chiaramente nell’art. 48 della Costituzione. Ma la ruspa arriva solo nella mia mente, i vigili non possono multarlo perché si tratta di un parcheggio privato e io allora cosa devo fare? Gli lascio un cartello pieno di insulti? Lo aspetto e gli spiego la Costituzione? Me lo vedo già: ma a lei cosa gliene frega se io parcheggio così? Ce ne sono tanti altri di parcheggi? E magari: lei non sa chi sono io? E allora cosa faccio? Alle persone non sono in grado di far del male, ma alle auto sì. Prendo la chiave e gli rigo tutta la carrozzeria? Così passerei dalla parte del torto: danneggiamento di proprietà altrui. Ma la proprietà privata è riconosciuta soltanto se ha una funzione sociale (art. 42 Costituzione) e può essere espropriata per motivi di interesse generale.

Che fare? Allora torno ad immaginarmi l’autista di questa auto. Che mestiere farà? Che scuola avrà frequentato? Che insegnanti e genitori avrà avuto? Che cosa gli avranno trasmesso? Che cosa avrà imparato? Fino a dove arriva la sua responsabilità? Forse potrei accontentarmi di rifilargli una multa morale, quella preparata tanti anni fa dal Comitato provinciale per l’abolizione delle barriere. Ma le ho finite. E poi mi chiedo: ad uno così, la multa morale che effetto può fare? Carta sprecata? Non so.

Allora penso che in fondo si tratta solo di un parcheggio sbagliato, forse di un momento di disattenzione. Che ci sono problemi più importanti e più gravi. Per esempio le mafie, che magari hanno riciclato i soldi sporchi e costruito un centro commerciale come questo e forse gestiscono la sala slot. E se fosse il proprietario della sala slot? E se fosse un affiliato alla ‘ndrangheta? La sua posizione si è alleggerita soltanto per un attimo. Adesso si è aggravata. Perché tutto si tiene. Uno che parcheggia così e un individuo che commette un reato di corruzione sono simili. Entrambi lo fanno per interesse egoistico e contro il bene comune. Come l’evasore fiscale. Non paga le tasse dovute, così gli altri pagano anche le sue. Ecco la moderna solidarietà fiscale: l’opposto di quella prescritta dall’art. 2 della Costituzione. D’altra parte anche la “flat tax”, l’imposta unica proporzionale che alcuni politici stanno proponendo in questi giorni, è in netto contrasto con l’art. 53 della Costituzione, che stabilisce il criterio della progressività del sistema tributario. E allora mi torna l’indignazione: vorrei vedere una “flat car”, ridotta a sogliola metallica. Colpirne uno per educarne cento. Penso alle migliaia di case abusive che soltanto raramente vengono abbattute. Però lo scheletro dell’albergo abusivo l’ho visto in tv ridursi in polvere: un vero spettacolo. C’è voluto del tempo, ma poi la legalità è arrivata. Arriverà anche qui, con quest’auto dannata, che vorrei accartocciare come fosse un foglio di carta.

E di nuovo li sento: ma perché te la prendi tanto? Ma fatti i cazzi tuoi! Appunto: vorrei parcheggiare anche io! Anzi, tutti vorremmo poter parcheggiare. Se tutti parcheggiassimo come quel bifolco? E mi viene in mente che da giovane ho fatto anche il posteggiatore di automobili. Sono sempre stato bravo nei parcheggi: mi piaceva mettere la auto al loro posto. Anche da bambino mettevo le macchinine tutte in fila, belle ordinate. Poi ho messo il fila tutte le normative sulle barriere architettoniche. Poi tutti i fatti di mafia accaduti nella bergamasca negli ultimi 50 anni. I francesi chiamano il computer “ordinateur”. Mettere in ordine, mantenere le cose ordinate, rispettare le regole e le leggi, a cominciare dalla Carta fondamentale. Se ciascuno facesse bene il proprio dovere (come dice spesso il mio amico Nando), la mafia sarebbe sconfitta. Ma finché qualcuno parcheggerà così, la mafia ce la possiamo tenere insieme a tutto il resto. Quando vado nelle scuole chiedo sempre chi è il Presidente della Corte Costituzionale. Finora non ho trovato un solo studente che lo sapesse. Eppure è la persona più importante d’Italia da un punto di vista Costituzionale. Ma tant’è: le cose importanti non le sappiamo. Il giorno che un ragazzo (ma so già che molto probabilmente sarà una ragazza…) mi dirà quel nome, io potrei sorvolare su quell’auto parcheggiata in quel modo, che ancora adesso – mentre scrivo – mi indispone.

La mafia – diceva Nino Caponnetto – teme più la scuola che la giustizia. Forza giovani, in questa vigilia di Natale conto su di voi affinché certi parcheggi non si ripetano più.